A volte il mondo degli adulti può non comprendere e mal tollerare le esuberanze dei piccoli e considera disturbo ciò che non riesce o non sa gestire
“Disturbo caratterizzato da disattenzione, iperattività e impulsività”: è questa la definizione che danno i dizionari medici di un problema, oggi sempre più diffuso tra ibambini. Stiamo parlando dell’ADHD, cioè la sindrome da deficit di attenzione eiperattività. I bambini che ne soffrirebbero sono costantemente su di giri, pronti a passare da un’attività all’altra. Non mancano i guai a scuola che con le sue inevitabili costrizioni evidenzia in modo macroscopico le caratteristiche del piccolo iperattivo rispetto agli altri bambini cosiddetti “normali”.
AD HD: un problema “aperto”
La questione del bambino iperattivo è da molto tempo oggetto di contrasti ideologici fra chi pensa che sia una vera e propria malattia con un’origine genetica e chi invece crede che sia un falso problema creato ad arte dalle industrie farmaceutiche e frutto dell’incapacità degli adulti di gestirlo. A noi, personalmente, piace di più la seconda ipotesi. Con questo non vogliamo negare il disagio che effettivamente alcuni bambini vivono, ma il modo in cui viene affrontato con il ricorso troppo facile alla pillolina calmante spesso senza indagare le cause. Quando invece, al contrario, sotto il movimento continuo scalpita una particolare sensibilità che esplode perché non viene riconosciuta e valorizzata.
Le cause
– Eccessive aspettative sui risultati scolastici di cui i genitori caricano i propri figli fin dai primi anni di vita (tipica la frase: “puoi fare di più…”).
– Mancanza di tempo libero, di gioco spontaneo in cui i bambini possono essere naturali a livello sia mentale sia fisico.
– Ipercontrollo e iperprotezione da parte dei genitori o al contrario indifferenza verso i bisogni del bambino.
– Metodi didattici obsoleti e rigidi che puntano solo sul risultato e non tengono conto della diversità dei bambini.
– Stile di vita sedentario e troppe ore passate davanti alle immagini velocizzate della Tv.
– Presenza di stress e uno stato di tensione continua in famiglia.
Cosa ne pensiamo noi: il senso di costrizione, l’imputato numero uno
C’è da chiedersi perché fino a qualche decennio fa questo disturbo non esistesse o comunque non fosse così diffuso come oggi. I genitori di allora erano senza dubbio più severi rispetto a quelli attuali, ma lasciavano i bambini più liberi di sperimentare senza “stargli addosso”: si vedevano i bambini scorrazzare nei cortili, cadere, sbucciarsi le ginocchia e rialzarsi da soli.
Quando il talento è confuso con la “malattia”
“Signora, suo figlio è sempre distratto, non ascolta, si muove e parla in continuazione”. È una frase che spesso i genitori si sentono dire dalle maestre, ma come fare a distinguere un comportamento patologico da una sana tendenza a essere attivo? Non bisogna, infatti, confondere la semplice facilità a distrarsi con il disturbo da iperattività, perché si rischia di considerare patologici dei comportamenti normali, dovuti il più delle volte a un’innata impulsività, e che si risolvono da soli con la crescita. Come osservava Winnicott, caposcuola della psicologia infantile: “Non c’è nessun legame fra irrequietezza psicomotoria e insufficienza mentale”. I bambini iperattivi hanno spesso un’intelligenza vivace, rapida.
Distrazione e incanto: le basi dell’apprendimento
“Il cervello del bambino ha grande bisogno di distrarsi, per avere uno spazio libero in cui rigenerarsi. Lo afferma la moderna neurofisiologia: se l’attenzione fosse continua, il cervello si esaurirebbe in poco tempo e non elaborerebbe ciò che ascolta”.
Scuola: il successo è possibile
Vogliamo bambini sempre concentrati mentre è proprio la distrazione a favorire la creatività del cervello e a far emergere il talento.
– L’aiuto in classe
Creare un clima di fiducia, dare al bambino più gratificazioni, frazionare i compiti, sono solo alcune cose che gli insegnanti possono fare per aiutare il piccolo iperattivo a scuola.
Convogliare il movimento
Dare incarichi al bambino che lo facciano sentire importante, come ad esempio sistemare le sedie, pulire la lavagna o portare un messaggio a un altro insegnante. In questo modo non si riduce forzatamente l’attività del bambino, ma la si incanala per finalità più accettabili.
Frazionare i compiti
Diminuire la lunghezza del compito assegnato in classe e la quantità dei compiti a casa in modo da abituare a piccoli passi il bambino a mantenere l’attenzione su ciò che fa. Un modo per allenare gradatamente l’attenzione.
Affiancarlo a un bambino più tranquillo
Creare piccoli gruppi di lavoro che collaborano per lo svolgimento dei compiti, facendo lavorare la piccola peste con il bambino più tranquillo della classe.
Incoraggiare spesso la sua leadership
La vivacità è sicuramente un punto di forza che andrebbe valorizzato. Spesso l’impulsività viene scambiata per prepotenza e considerata in modo negativo e quindi punita, mentre bisognerebbe considerare anche la sua funzione di “traino” verso gli altri bambini.
– L’aiuto a casa
Più autonomia nei compiti
Quando torniamo a casa stanchi dal lavoro, può essere faticoso mettersi accanto albambino per fargli fare i compiti quando lui si distrae di continuo. Non dobbiamo fargli sentire che abbiamo fretta che finisca, ma lasciargli tutto il tempo che gli serve, rassicurandolo che siamo disponibili in ogni momento ad aiutarlo, se non riesce.
Prima lo sport, poi lo studio
Quando esce da scuola, non dobbiamo obbligarlo a mettersi subito a studiare, altrimenti non percepirà nessuno stacco tra i doveri della scuola e quelli di casa. Sentendosi così costretto, cercherà ogni maniera per sfogare le energie fisiche trattenute nell’orario scolastico. È meglio offrirgli prima un’attività sportiva, oppure del movimento libero, magari al parco se c’è bel tempo.
La medicina ideale: la nostra calma
I bambini iperattivi avrebbero bisogno di crescere in un ambiente tranquillo. Vedere che i genitori non perdono la calma, ma al contrario sono comprensivi e teneri nei loro confronti è già una cura calmante. Al tempo stesso, per gestire aggressività e altre difficoltà è fondamentale dare dei limiti.